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Brianza partigiana
Franco Isman

Brianza
di spalle: Leo Visco Gilardi e Alfonso Di Lio
seduti, da sinistra: Egeo Mantovani, Vittorio D'Amico, Vittorio Bellini, il sindaco Marco Mariani, il prefetto Giovanna Vilasi, Pierfranco Bertazzini, Roberto Scanagatti


Inaugurata ieri, alla Galleria Civica in via Camperio, una mostra sulla Resistenza in Brianza, realizzata da Leonardo Visco Gilardi assieme a Emanuela Manco e Rossana Valtorta, presentata dall'Anpi della provincia di Monza e Brianza e dal Comune.
Se le maggiori attività partigiane si sono svolte in montagna, dove le formazioni hanno tenuto impegnate ingenti forze naziste e della Repubblica di Salò, sottraendole quindi alla lotta contro gli Alleati che, lentamente, risalivano la Penisola, la resistenza alle forze di occupazione tedesche ed ai repubblichini, anche in pianura, anche a Monza e nella Brianza non si era limitata alla resistenza passiva.
C'erano stati, importantissimi, gli scioperi delle principali industrie del Nord, e in particolare delle grandi aziende sestesi Breda, Falck, Magneti Marelli del marzo 1944 con centinaia di migliaia di scioperanti e con la feroce vendetta dei fascisti e dei nazisti che avevano catturato e deportato nei lager in Germania e Polonia un migliaio di operai (ma Hitler in persona aveva chiesto di deportarne il 20 per cento, 70.000 secondo l'ambasciatore tedesco presso la RSI): ricordiamo fra i tanti i monzesi Enrico Bracesco, seviziato e ucciso al Castello di Hartheim e Angelo Signorelli, deportato a 17 anni e fortunatamente tornato in Italia, dove per lunghi anni si è speso portando la sua umanissima testimonianza nelle scuole.
E c'erano anche state vere e proprie azioni di guerriglia, come l'assalto alla caserma di via Volturno a Monza per procurarsi armi, che costò la vita a Vittorio Michelini, Alfredo Ratti e Raffaele Criscitiello e il sabotaggio al campo di aviazione di Arcore con la distruzione di 5 aerosiluranti Savoia Marchetti riparati e pronti a tornare in azione.

La mostra ha una prima parte con una breve illustrazione storica degli avvenimenti: dall'avvento del fascismo con l'ignominia delle leggi razziali, all'entrata in guerra, al 25 luglio, all'8 settembre con la fuga del re, la liberazione di Mussolini, la fondazione della Repubblica Sociale Italiana e l'occupazione tedesca.
E poi le pagine dedicate ai caduti, alle donne, alle principali figure della Resistenza monzese, da Gianni Citterio, caduto a Megolo in val d'Ossola, medaglia d'oro al VM, a Piero Gambacorti Passerini, fucilato a Fossoli, a Giovan Battista Stucchi, il comandante Federici della Repubblica dell'Ossola e membro del comando del CVL (Corpo Volontari della Libertà) con la famosa foto della sfilata della Liberazione a Milano.
Infine la Liberazione, e qui ci sono fotografie inedite degli automezzi tedeschi che il 29 aprile se ne vanno e subito dopo arrivano i carri armati degli Americani passando per piazza Carrobiolo, davanti alla Villa Reale svoltando poi in viale Cesare Battisti.

Brianza Brianza
i Tedeschi se ne vanno, arrivano gli Americani.

Un pubblico foltissimo che stipava la sala, fra cui molti giovani e in particolare i ragazzi del FOA Boccaccio che si erano dati davvero molto da fare per l'allestimento della mostra e per organizzare la successiva “Pedalata partigiana”, una introduzione di Loris Maconi, presidente provinciale, un saluto di Alfonso Di Lio, assessore alla PI, un breve discorso di Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell'Anpi, e un commovente intervento, quasi un testamento, dell'ultra novantenne Vittorio Bellini che aveva fatto parte degli IMI, i 630.000 internati militari italiani nei lager nazisti che, in grande maggioranza, avevano saputo dire NO all'arruolamento nelle fila della RSI e di cui oltre 60.000 non sono tornati.

Franco Isman

GALLERIA CIVICA
MONZA Via Camperio 1
da martedì a venerdì h 16-19
sabato e festivi h10-12 e 16-19
INGRESSO LIBERO


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  21 aprile 2012